Una bella esperienza la visita dell’Associazione Astrofili Galileo Galilei di Pisa all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri.
Due ore abbondanti di racconti e spiegazioni, l’osservazione della Luna dal loro telescopio “Amici”, la camera a nebbia per l’osservazione dei raggi cosmici e della radioattività naturale, lo spettroscopio.
Insomma tante cose interessanti, tante cose nuove da imparare, tanti racconti.
La visita comincia con la storia dell’Osservatorio iniziata nel lontano 1869 e di come si sono evolute le attività dell’Osservatorio in questi anni.
Dalle osservazioni stellari, ricordiamo che Margherita Hack cominciò proprio da questo Osservatorio svolgendo la sua tesi di laurea sullo studio delle Cefeidi, alle osservazioni solari fino a diventare il centro di ricerca attuale.
Germano Sacco è la nostra guida. È un ricercatore dell’Osservatorio di Arcetri, lavora nel gruppo di ricerca su “Stelle, formazione stellare ed esopianeti”. In particolare i suoi studi si concentrano sulla formazione e l’evoluzione degli ammassi stellari.
Insomma una guida di eccellenza, eppure ci confessa di essere un po’ in ansia, aver davanti un gruppo di Astrofili lo intimorisce un po’.
Entriamo nell’Osservatorio e la prima cosa che visitiamo è la cupola con il telescopio “Amici”. Il telescopio, progettato e realizzato nella sua prima versione da Giovanni Battista Amici a metà del 1800, è un rifrattore con un diametro di 36cm e una lunghezza focale di oltre 5m. Per 40 anni è stato il più grande rifrattore in Europa.
Fu utilizzato con proficuo dall’astronomo tedesco Wilhelm Tempel che lavorò a Arcetri dal 1871 e che con il telescopio Amici scoprì circa 100 galassie successivamente incluse nel New General Catalogue di Dreyer, e disegnò in un quaderno le nebulose osservate.
Oggi i suoi disegni sono riuniti in un libro che la nostra guida ci mostra. Assolutamente affascinanti.
Ma entrando nella cupola, non possiamo non pensare subito a Margherita Hack e alle sue prime osservazioni, complici anche immagini viste di recente in televisione nella fiction “Margherita delle Stelle”.
In effetti Germano ci conferma che quella cupola è stata uno dei set della fiction e che quel telescopio è effettivamente quello che si vede nella trasposizione televisiva interpretata dalla Capotondi, ma… è un falso storico… Margherita Hack non ha mai osservato da quel telescopio.
Utilizzava un’altra cupola e uno strumento diverso da questo rifrattore.
Forse siamo un po’ delusi, ma il fascino di quel telescopio resta lo stesso.
Proviamo ad aprire la cupola per puntare il telescopio su qualche oggetto ma il tempo non ci è amico, il cielo coperto e qualche schizzetto di pioggia convincono i tecnici dell’Osservatorio a richiudere immediatamente la cupola.
In attesa di un miglioramento del meteo c’è tempo per osservare alcuni modelli di telescopi e il funzionamento di uno spettroscopio.
Nel frattempo il cielo si è aperto e quindi tentiamo di nuovo l’osservazione con il telescopio Amici.
Puntiamo la Luna.
Nel telescopio la Luna è qualcosa di incredibile, crateri, monti, mari, così vicini, così nitidi e dettagliati che sembra di poterli toccare.
Anche il nostro vice-presidente Antonio Ballini, che di esperienza in fatto di osservazioni ne ha sicuramente molta, resta colpito da questo telescopio: “Personalmente ho osservato la luna anche con diametri maggiori e seeing migliori ma una lente da 35cm sulla luna mi ha dato emozioni uniche, le montagne erano talmente vivide e vicine che sembrava di galleggiarle accanto… allungando una mano potevamo quasi prendere una pietra… altro che Artemis 3!”
Qualcuno tenta di fotografarla, ma nessuna foto riesce a rendere la bellezza di guardare attraverso quell’oculare.
Comincia a farsi tardi e noi abbiamo ancora un po’ di cose da vedere, quindi lasciamo la cupola e dopo una breve pausa davanti all’immagine della Via Lattea costruita con foto fatte sia dall’emisfero Nord che da quello Sud, andiamo a capire cos’è una camera a nebbia.
È dall’inizio della visita che la nostra visita ce ne parla, siamo tutti incuriositi ma nessuno osa confessare che in realtà la maggior parte di noi non sa di cosa si tratta (io per prima).
E ora scopriamo cos’è.
È uno strumento utilizzato per rilevare particelle elementari che costituiscono i raggi cosmici.
Lo strato di nebbia è ottenuto grazie a una forte differenza termica tra una lastra refrigerata che costituisce la parte bassa della camera e la parte alta a temperatura ambiente. Una goccia di alcol cade a intervalli nella camera creando una nebbiolina di alcol in cui si vedono “muoversi” le diverse particelle formando “strisce” e “onde”.
Un intreccio che incanta.
E infatti restiamo come i bimbi con il naso appoggiato al vetro della camera ammirati da questa “danza”.
La visita volge ormai al termine, resta il tempo di uscire all’aperto per vedere gli spazi in cui durante le sere d’estate vengono effettuati convegni, osservazioni, spettacoli, e per ascoltare l’ultima affascinante storia.
Quella del pianoforte di Einstein.
È una storia triste nella quale si intrecciano amore per la musica, persecuzioni razziali, passione per la storia. Il pianoforte, costruito a Lipsia nel 1899, era di proprietà di Albert Einstein che lo regalò nel 1931 a sua sorella Maja che viveva vicino a Firenze. Per anni Maja lo ha suonato insieme al fratello, violinista, che spesso la raggiungeva a Firenze, e a quattro mani con Hans Joachim Staude, un pittore appassionato musicista. Tutto fino al 1939 quando, a causa delle leggi razziali, Maja è costretta a fuggire negli Stati Uniti dal fratello per sfuggire al destino crudele che colpì invece il resto della sua famiglia. Prima di partire Maja affida il pianoforte a Staude la cui famiglia lo custodirà fino al 2016.
Nella primavera del 2016 il pianoforte infatti arriva a Arcetri.
Il merito di questo arrivo va al Prof. Francesco Palla che è stato direttore dell’Osservatorio di Arcetri dal 2005 al 2011. Il prof. Palla viene infatti a conoscenza della storia di questo pianoforte e si appassiona alle vicende sia dello strumento che delle persone che gli gravitano attorno. Si attiva quindi per portare il prestigioso strumento all’Osservatorio di Arcetri e convince gli Staude a donarlo all’Osservatorio, affinché possa essere usato per eventi musicali in modo da tenerne viva la memoria.
Il primo concerto con il prestigioso strumento si è svolto nella biblioteca dell’Osservatorio di Arcetri nel Giugno del 2016. Purtroppo il Prof. Francesco Palla non ha potuto assistere all’evento da lui tanto voluto, nel gennaio dello stesso anno era morto improvvisamente durante un convegno in Svizzera.
La nostra guida si commuove mentre ci racconta questa storia, il Prof. Palla è stato colui che lo ha chiamato a Arcetri nel 2011.
La visita ora è davvero finita, salutiamo Germano con la promessa di rivederci a qualche evento estivo e la consapevolezza di aver visto e ascoltato non solo qualcosa di istruttivo ma anche qualcosa di bello.
Autore: Francesca Paita
Contributi fotografici: Antonio Ballini, Roberto Beltramini, Davide Cecchi, Paola Cerrai, Tommaso Dittadi, Marco Giglio, Annalucia Loni, Giovanna Piccione, Vittorio Romolini